Introduzione
I musicisti e i cantautori dei testi selezionati hanno trasformato in arte le emozioni, gli amori e le storie di vita in cui si sono imbattuti, o, più generalmente, quelle situazioni che hanno messo in discussione il loro modo di essere e di pensare. Hanno dato voce a chi spesso subisce gravi violazioni dei diritti umani all’insaputa dei più. Personaggi come la birmana Aung San Suu Kyi o guerre come il conflitto israelo–palestinese sono diventati, grazie alla loro voce, i simboli universali della lotta all’ingiustizia e a ogni forma di prevaricazione.
Analizzando i testi delle canzoni scelte, possiamo dividere le tematiche in due ampi filoni: le canzoni d’amore e le canzoni di carattere civile; in questa ultima sezione sono raggruppate le canzoni sui diritti dell’uomo, generalmente scritte per denunciarne la violazione.
La nostra antologia (nel senso letterale del termine: raccolta di fiori) comprende un repertorio musicale che va dagli anni dagli anni ’70, con Bob Marley che interpreta War, la quale riprende un discorso fatto alle Nazioni Unite dall’imperatore d’Etiopia Selassiè, ad una canzone degli U2, Walk on, del 2000, a sostegno della causa portata avanti da Aung San Suu Kyi: due canzoni il cui riferimento storico è molto preciso e determinato.
Due canzoni, Africa is where my heart lies di Miriam Makeba e Chiamami ancora amore di Roberto Vecchioni, sono piuttosto un’intima riflessione sul disagio vissuto quando si è lontani dalla propria patria, quando si perde il lavoro o quando la guerra priva della possibilità di vivere la fanciullezza.
La canzone The Price of Silent è un tentativo più ampio di osservare come i diritti umani, a livello globale, non vengano rispettati: in Africa come in Medio-Oriente, in Asia come negli Stati Uniti, esistono situazioni di guerra, di degrado, di povertà, che diventano contesti nei quali si verificano diffuse violazioni dei diritti fondamentali.
Canzoni analizzate
- War – Bob Marley (1976)
- Walk on – U2 (2000)
- Africa is where my heart lies – Miriam Makeba (2000)
- Chiamami ancora amore – Roberto Vecchioni (2011)
- The price of silence – Autori Vari (2008)
Canzone 1
WAR
(BOB MARLEY – 1976)
L’autore
Bob Marley nacque in Giamaica nel 1945 da padre britannico e madre giamaicana. Nella sua breve vita suonò ovunque in giro per il mondo divenendo un’icona musicale e un simbolo della lotta per il rispetto dei diritti umani. La sua musica è fortemente dedicata al tema della lotta contro l’oppressione politica e razziale e all’invito all’unificazione dei popoli neri come unico modo per raggiungere la libertà e l’uguaglianza. L’aspetto politico della sua vita è importante al pari di quello artistico. Nel 1978 gli fu conferita, a nome di 500 milioni di africani, la medaglia della pace dalle Nazioni Unite. La gratificazione maggiore la ottenne nel 1980 quando venne invitato a partecipare alla celebrazione dell’indipendenza dello Zimbabwe. In riconoscimento dei suoi meriti, un mese dopo la morte fu insignito del prestigioso Jamaican Order of Merit.
Lo sapevi che…?
Questa canzone, cantata da Bob Marley e pubblicata sul disco “Ramastaman Vibration“ del 1976, è stata scritta da Allen Cole e Carlton Barrett. Bob Marley riprende alcune idee tratte dal discorso che Hailé Selassié (negus d’Etiopia da 1930 a 1936 e da 1941 a 1974) diede all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1963.
Bob Marley utilizza una parte del discorso del negus, in particolare quella che richiama all’uguaglianza tra gli uomini affinché non ci siano differenze di razza, classe o nazionalità, e asserisce che ci sarà guerra fino al giorno in cui si arriverà ad una società egualitaria.
Dietro alle parole che Marley usa nella canzone, Selassié esorta gli ufficiali della Società delle Nazioni e i rappresentanti delle nazioni ad abbandonare le armi nucleari, porre fine allo sfruttamento internazionale delle risorse (soprattutto in Africa) e a reagire contro l’ineguaglianza razziale e l’ingiustizia internazionale.
Ecco la parte del discorso pronunciata da Marley nella canzone: “Riguardo alla questione della discriminazione razziale, la Conferenza di Addis Abeba ha insegnato questa ulteriore lezione, a coloro che la vogliono imparare: finché la filosofia che considera una razza superiore e un’altra inferiore non sarà finalmente screditata e riprovata; finché in nessuna nazione vi saranno più cittadini di prima e di seconda classe; finché il colore della pelle di un uomo non avrà più valore del colore dei suoi occhi; finché i diritti umani fondamentali non saranno ugualmente garantiti a tutti, senza distinzione di razza; fino a quel giorno, il sogno di una pace duratura, la cittadinanza del mondo e le regole della morale internazionale resteranno solo una fuggevole illusione, perseguita e mai conseguita; e finché l’ignobile e drammatico regime che oggi opprime i nostri fratelli in Angola, in Mozambico, in Sudafrica, con le sue disumane catene, non sarà rovesciato e totalmente spazzato via; finché il bigottismo, il pregiudizio e l’interesse personale inumano e malizioso, non saranno sostituiti dalla tolleranza, la comprensione e i buoni propositi; finché gli africani non si alzeranno e parleranno come esseri liberi, uguali agli occhi di tutti gli uomini, come sono uguali davanti agli occhi del Cielo; fino a quel giorno il Continente africano non conoscerà pace. Noi africani, combatteremo, se necessario, e sappiamo che vinceremo, poiché confidiamo nella vittoria del Bene sul Male”.
Testo
Until the philosophy which holds one race superior and another inferior is finally and permanently discredited and abandoned, everywhere is war. Me say war.That until there no longer first class and second class citizens of any nation. Until the colour of a man’s skin is of no more significance than the colour of his eyes – Everywhere is war – Me say war.That until the basic human rights are equally guaranteed to all, without regard to race. Dis a war.That until that day The dream of lasting peace, World citizenship Rule of international morality Will remain in but a fleeting illusion to be pursued, but never attained – Now everywhere is war. War.And until the ignoble and unhappy regimes that hold our brothers in Angola, in Mozambique, South Africa, sub-human bondage have been toppled, utterly destroyed, well, everywhere is war. Me say war.War in the east, War in the west, War up north, War down south. War, war. Rumours of the war.And until that day, the African continent Will not know peace. We Africans will fight – we find it necessary – And we know we shall win As we are confident in the victoryOf good over evil – Good over evil, yeah! Good over evil – Good over evil, yeah! Good over evil – Good over evil, yeah! | Finché la filosofia che considera una razza superiore e un’altra inferiore non sarà finalmente Screditata e riprovata Ci sarà guerra dappertutto. Io dico guerra.Finché in nessuna nazione vi saranno più cittadini di prima e di seconda classe… Finché il colore della pelle di un uomo non avrà più valore del colore dei suoi occhi Ci sarà guerra dappertutto. Io dico guerra.Finché i diritti umani fondamentali non saranno Ugualmente garantiti a tutti, senza distinzione di razza ci sarà la guerra.Fino a quel giorno, il sogno di una pace duratura, La cittadinanza del mondo e le regole della morale internazionale resteranno solo una fuggevole illusione, perseguita e mai conseguita, adesso c’è guerra dappertutto. Guerra.E finché l’ignobile e drammatico regime che oggi opprime i nostri fratelli in Angola, in Mozambico, in Sudafrica, con le sue disumane catene, non sarà rovesciato e totalmente spazzato via ci sarà la guerra dappertutto. Io dico guerra.Guerra all’est, guerra all’ovest, guerra al nord, guerra al sud. Guerra, guerra. Suoni di guerra.Fino a quel giorno il Continente africano non conoscerà pace. Noi africani, combatteremo, ci sembra necessario, E sappiamo che vinceremo, Poiché confidiamo nella vittoriaDel Bene sul Male, Del Bene sul Male… |
Analisi letteraria e musicale
- Il genere musicale della canzone War è il reggae, di cui Bob Marley fu tra i primi iniziatori, un genere musicale che si basa sul “levare”, che si ottiene accentando il tempo debole e non il tempo forte, con la chitarra o con la batteria. Il reggae trae ispirazione dai ritmi caraibici e dal patrimonio musicale tradizionale mescolati con la musica che le radio britanniche e americane trasmettevano in Giamaica nel periodo post-indipendentista. È fondato sul suo particolare stile ritmico, caratterizzato da tagli regolari sul backbeat eseguiti dal chitarrista ritmico e dalla grancassa, solitamente sul terzo movimento. È inoltre caratterizzato dalla coralità, nel senso di collaborazione profonda dei musicisti e assenza pressoché totale di assoli. Un’altra caratteristica tipica è la ripetitività, nel senso di ripetizione quasi ossessiva delle stesse strutture ritmiche e armoniche.
- Sulla base strumentale, molto ripetitiva, con un passaggio costante dei fiati, Bob Marley scandisce, quasi mediante un parlato, con molta precisione e attenzione le parole del discorso di Hailé Selassié. Il coro in maniera incessante canta “War”, quasi fosse un grido disperato, e fa da controcanto alla voce di Bob Marley. Si crea in tal modo un suggestivo dialogo, tra coloro che si battono per i diritti umani e coloro che sostengono la guerra, con il grido “war”. Sembra che i due canti non si incontrino mai, proprio come le voci dei sostenitori dei diritti e della pace e di chi detiene il potere.
- Di questa canzone esiste una moderna interpretazione, cantata da Bono degli U2 con la collaborazione di musicisti di varie parti del mondo, all’interno del progetto musicale Playing for Change. Più precisamente questa interpretazione prende una parte della canzone War e la collega ad un’altra canzone di Bob Marley, intitolata No More Trouble, il cui testo contro la guerra e a favore dei diritti umani ben si collega all’originale canzone.
Nel video, la nuova versione ‘War/No More Trouble’ è eseguita da musicisti di Congo, Israele, India, Irlanda, Sud Africa, Stati Uniti, Zimbabwe e Ghana, con Bono e (in un filmato d’archivio) lo stesso Bob Marley.
Il produttore e tecnico del suono Mark Johnson ha viaggiato con il suo team di Playing for Change per un decennio, con l’idea di unire il mondo attraverso la musica.
Canzone 2
WALK ON
(U2 – 2000)
L’autore
Il gruppo rock U2 nasce nel 1976 a Dublino. Con 16 album pubblicati, più di 170 milioni di dischi venduti e il maggior numero di Grammy Awards ricevuti da un gruppo, gli U2 hanno conquistato un posto d’onore nella storia della musica di tutti i tempi. La loro attività musicale è da sempre affiancata dal loro impegno per la risoluzione della questione irlandese e dei diritti civili nel mondo. Ecco la composizione della band: Paul David Hewson detto “Bono” (10 maggio 1960, Dublino) è il leader del gruppo (voce, chitarra e armonica), David Howell Evans detto “The Edge” (8 agosto 1961, Barking) è il chitarrista, oltre che voce d’accompagnamento, Adam Clayton (13 marzo 1960, Chinnor) è il bassista, Larry Mullen Jr. (31 ottobre 1961, Artane) è il batterista.
La loro prima tournée nei locali di Londra risale al 1979. È dell’anno seguente il primo album Boy. Nel 1981 decretano il loro successo internazionale tenendo concerti in Inghilterra, Belgio, Svezia, Olanda, Francia, Germania, Usa. È la stagione dei singoli Sunday Bloody Sunday, Surrender, New Year’s Day, che anticipano l’uscita dell’album War (1983).
Nel 1987 esce The Joshua Tree, forse oggi il loro più celebre album (oltre 20 milioni di copie vendute), che conquista le maggiori classifiche internazionali, grazie anche al singolo With Or Without You. L’avventura degli U2 prosegue senza sosta fino ad oggi, coniugando attività artistica e impegno umanitario.
Lo sapevi che…?
Walk On è un brano musicale degli U2, estratto come singolo dall’album del 2000 All That You Can’t Leave Behind. La canzone ha vinto il Grammy Award come “disco dell’anno” nel 2002.
La canzone è dedicata ed ispirata a Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace che, dopo aver vinto libere elezioni, ha trascorso diversi anni agli arresti domiciliari. Il testo è scritto sotto forma di supporto morale nei confronti della donna, ringraziandola per il suo attivismo e per la sua lotta per la libertà in Myanmar. Per tale ragione le autorità locali hanno bandito la vendita sia di questo singolo che del CD All That You Can’t Leave Behind, arrivando a sanzionare chi ascolta tali brani musicali con l’arresto.
Sul piano musicale è la classica canzone del gruppo irlandese, dolce e aggressiva allo stesso tempo, costruita sulla estensione vocale di Bono e sulla chitarra di The Edge. La dedica è per tutti coloro che non smetteranno mai di lottare e andranno sempre avanti, questo significa, non solo letteralmente, Walk On. Con l’invito finale: tutto questo puoi lasciarlo indietro, altro non è che il titolo dell’album, All that you can leave behind, decima raccolta degli U2 prodotta tra gli altri da Brian Eno e Daniel Lanois.
Queste le parole di Bono sul testo della canzone:
“… è stata ispirata dalla leader birmana Aung San Suu Kyi (premio Nobel per la pace 1991) e dalla sua battaglia per avere libere elezioni in Birmania. Lei ha abbandonato le comodità della sua casa ad Oxford dove insegnava, la sua famiglia, suo marito e suo figlio, ed è partita per fare la cosa giusta per la sua gente. E questo è uno dei più grandi atti di coraggio di tutto il ventesimo secolo. E continua nel ventunesimo. Lei è agli arresti domiciliari ora e la gente, noi tutti, siamo molto preoccupati per le sue condizioni. In un primo tempo ho scritto il testo dal punto di vista della sua famiglia, di suo figlio o suo marito, poi alla fine l’ho lasciato un po’ più astratto ed ho lasciato che fosse solo una canzone d’amore su qualcuno che deve lasciare una relazione per una buona ragione“.
Testo
And love it’s not the easy thing The only baggage you can bring And love is not the easy thing The only baggage you can bring Is all that you can’t leave behind And if the darkness is to keep us apart And if the daylight feels like it’s a long way offAnd if your glass heart should crack And for a second you turn back Oh no, be strong Walk on, walk on What you got, they can’t steal it No they can’t even feel it Walk on, walk on Stay safe tonight You’re packing a suitcase for a place None of us has been A place that has to be believed to be seen You could have flown away A singing bird in an open cage Who will only fly, only fly for freedomWalk on, walk on What you’ve got they can’t deny it Can’t sell it or buy it Walk on, walk on Stay safe tonight And I know it aches And your heart it breaks And you can only take so much Walk on, walk on Home… hard to know what it is If you’ve never had one Home… I can’t say where it is But I know I’m going home That’s where the hurt is I know it aches How your heart it breaks And you can only take so much Walk on, walk on Leave it behind You’ve got to leave it behind All that you fashion All that you make All that you build All that you break All that you measure All that you steal All this you can leave behind All that you reason All that you sense All that you speak All you dress up All that you scheme | E l’amore non è cosa facile L’unico bagaglio che puoi portare E l’amore non è cosa facile L’unico bagaglio che puoi portare E’ tutto ciò che non puoi lasciare indietro E se la tenebra è per tenerci separati E se la luce del giorno sembra essere lontanaE se il tuo cuore di vetro si spezzasse E per un secondo tu tornassi indietro Oh no, sii forte Vai avanti, vai avanti Quello che possiedi, non possono rubartelo No, non possono nemmeno sentirlo Vai avanti, vai avanti Stai al sicuro questa notte Stai facendo la valigia per un posto Dove nessuno di noi è stato Un posto che deve essere creduto per essere visto, avresti potuto volare via Un uccello che canta in una gabbia aperta Che volerà solamente, volerà solo verso la libertàVai avanti, vai avanti Quello che possiedi non possono negartelo Non possono venderlo né comprarlo Vai avanti, vai avanti Stai al sicuro questa notte E lo so che fa male E il tuo cuore si spezza E tu puoi solo prendere tanto Vai avanti, vai avanti Casa… è dura sapere cosa sia Se non ne hai mai avuta una Casa… non so dire dove sia Ma so che sto andando a casa Cioè dove c’è il dolore Lo so che fa male Il modo in cui il tuo cuore si spezza E tu puoi solo prendere tanto Vai avanti, vai avanti Lascialo indietro Devi lasciarlo indietro Tutto quello che modelli Tutto quello che crei Tutto quello che costruisci Tutto quello che rompi Tutto quello che misuri Tutto quello che rubi Tutto questo puoi lasciarlo indietro Tutto quello che ragioni Tutto quello che intuisci Tutto quello che dici Tutto quello che mascheri Tutto quello che progetti |
Analisi letteraria e musicale
- La parola Love risulta già nelle prime righe del testo, ma ne viene subito sottolineata la complessità della parola stessa e le strofe successive non sono altro che un cercare di delineare per immagini, suggestioni, accenni il concetto di amore, non inteso come sentimento carnale, ma come slancio per la dignità della vita.
- Il passato viene inteso come ciò che è all’interno dell’animo umano e non può essere derubato da nessuno. Vengono riprese alcune immagini della lotta cosmica dell’uomo: le tenebre e la luce che appaiono ancora in conflitto. La tenebra immagine della violenza, del potere, dell’assurdo; e la luce, immagine della vita e della libertà. La libertà è vista anche come un uccello, che, sebbene in gabbia, tuttavia può volare, in quanto la gabbia è aperta.
- Altra immagine chiave per l’interpretazione della canzone è la casa; generalmente essa rappresenta il luogo di riparo, all’interno del quale si costruisce la propria vita, la famiglia, i figli… è simbolo dell’essere pienamente uomini. Bono dice: “Casa… è dura sapere cosa sia / Se non ne hai mai avuta una”. L’immagine della casa assume connotati differenti: è difficile da definire se non si ha mai avuto la possibilità di averla, di viverci dentro (cioè se non si ha mai avuto la possibilità di sperimentare la libertà e il godimento dei propri diritti). Il concetto di libertà diventa in questa canzone non un’idealità, ma un concetto estremamente legato alle libertà fondamentali dell’uomo, per le quali l’attivista birmana Aung San Suu Kyi sta combattendo.
Canzone 3
AFRICA IS WHERE MY HEART LIES
(MIRIAM MAKEBA – 2000)
L’autore
Miriam Makeba ha iniziato la sua carriera di cantante nel 1952 come vocalista dei Manhattan Brothers. La sua comparsa nel documentario anti-apartheid Come Back Africa (Ritorno in Africa) ha fatto sì che il governo del Sud Africa revocasse la sua cittadinanza. Fu costretta perciò a vivere 30 anni della sua vita come “cittadina del mondo”. Nel 1963 ha testimoniato sull’apartheid davanti alle Nazioni Unite. Nel 1968 ha deciso di lasciare gli Stati Uniti e trasferirsi in Guinea, dove ha continuato il suo intenso programma di incontri per denunciare l’apartheid.
È ritornata nel suo Paese nel 1990, in seguito si è battuta per i diritti delle donne sudafricane. Miriam Makeba è anche conosciuta per aver ispirato una moda negli anni ’60 per lo slogan “black is beautiful”: “Vedo altre donne nere imitare il mio stile, il quale è assolutamente un non-stile, ma consiste soltanto nel lasciare i nostri capelli come sono. Questo si chiama afrolook”.
La cantante si è spenta nel novembre 2008 in Italia.
Lo sapevi che…?
“La voce di Miriam Makeba era quello che i sudafricani dell’apartheid avevano al posto della libertà. Mama Africa è stata ciò che per molti anni i sudafricani hanno avuto al posto della libertà: è stata la loro voce. Nel 1963 ha portato la propria testimonianza contro l’apartheid al Comitato delle Nazioni Unite. Come risposta il governo sudafricano ha messo al bando i suoi dischi e ha condannato Miriam all’esilio. Trent’anni d’esilio. Da quel momento la sua biografia si è fatta testimonianza di impegno politico e sociale, una vita itinerante, come la sua musica vietata. Nelle perquisizioni ai militanti del partito di Nelson Mandela vengono sequestrati i suoi dischi, considerati “prova” della loro attività sovversiva. Bastava possedere la sua voce per essere fermati dalla polizia bianca sudafricana. Ma la potenza delle sue note le conferisce cittadinanza universale e fa divenire il Sudafrica terra di tutti.” (Roberto Saviano – La Repubblica, 11 novembre 2008. Articolo scritto all’indomani della morte di Miriam Makeba, che era in Italia per un concerto di solidarietà nei confronti dello scrittore napoletano).
Testo
Picturesque sunset lights up the sky A magical moment of light passing by Romantic rhythms that beat through the nightMother nature’s gift for you and I Oh! Oh! Africa is my hopeDon’t you know that home is where my heart lies Across the ocean into the African skies Through the hills and valleys Over the mountains Africa is where my heart lies A new day dawns upon our land Breathing life for the creation of man Holding treasures of beauty given for all The African dream that touches the soul of all Our motherland, our homeDon’t you know that home is Where my heart lies Across the ocean into the African skies Through the hills and valleysThis is where I’ll stay The birthplace of my heart | Un tramonto pittoresco illumina il cielo Un momento magico di luce Che attraversa ritmi romantici che risuonano nella notte Un dono di madre natura per te e per me L’Africa è la mia speranzaNon lo sai? Questa è la casa dove abita il mio cuore attraverso l’oceano nei cieli africani tra le colline e le valli in cima alle montagne L’Africa è dove abita il mio cuoreUn altro giorno scende sulla nostra terra Nutrendo la vita per la creazione dell’uomo Portando a tutti in dono tesori di bellezza Il sogno africano che tocca l’anima di tutti La nostra madre terra, la nostra casaNon lo sai? Questa è la casa dove abita il mio cuore attraverso l’oceano nei cieli africani tra le colline e le valliLì è dove io starò Dove è nato il mio cuore. |
Analisi letteraria e musicale
- La canzone inizia in maniera molto soft, con lunghe note del suono del basso, un tappeto di archi, qualche inserto di chitarra acustica e un dolce vocalizzo, che crea una atmosfera di serenità, di pace. Successivamente alcuni colpi di bongo e alcune strofe in lingua africana cantate da un uomo, contribuiscono ad ambientare la musica, a collocarla in uno spazio ben definito: l’Africa. Solo a questo punto si inserisce la voce di Miriam Makeba, rafforzata da un coro gospel, che interviene solamente sulle parole più importanti, (su Home e Heart della seconda strofa), in cui anche la successione delle note di Miriam Makeba sono in climax ascendente (cioè parte da una nota bassa e arriva ad una più alta, attraverso delle note intermedie) sottolineandone l’importanza. La canzone si conclude, in maniera molto suggestiva, con un lento diminuire della musica e con il canto (recitato a cappella) del coro e di Miriam del verso centrale di tutta la canzone: Africa is where my heart lies .
- La canzone presenta un testo in rima baciata, quasi sempre la stessa (sky, by, night) oppure (all, soul, all…). È un testo naturale, molto semplice, con la descrizione di tramonti, paesaggi, colline, cieli, valli. È un testo che attinge dalla cultura più originale dell’Africa, con l’immagine della natura come Madre che genera e accompagna la vita degli uomini. La descrizione che fa la cantante è idilliaca, nel senso che non ci sono accenni a guerre, violenze, esili, che lei stessa ha subito durante la sua vita: descrive unicamente il paesaggio naturale, creaturale (la natura che nutre l’uomo), quello più originale (che porta i doni a tutti gli uomini), che è l’aspetto che le rimane dentro al cuore. L’Africa così diviene luogo e simbolo di pace, di serenità, di speranza (l’Africa è la mia speranza) che la cantante porta dentro al cuore.
L’Africa così diviene metafora di una condizione esistenziale, è il vissuto di ogni giorno, speso per ri-creare un luogo originale, un tempo esistente. L’Africa è dove finalmente può riposare il cuore, è la casa dove poter vivere; Africa is where my heart lies, continua a ripetere la cantante, accostando due termini fondamentali: Africa, luogo di origine, e il cuore, organo vitale per esistere e vivere.
Canzone 4
CHIAMAMI ANCORA AMORE
(Roberto Vecchioni – 2011)
L’autore
Roberto Vecchioni nasce a Milano nel 1943 da genitori napoletani. Nel 1968 si è laureato in lettere antiche all’Università Cattolica di Milano, dove è rimasto per i due anni successivi in qualità di assistente di ‘Storia delle religioni’, proseguendo poi per trent’anni la sua attività di insegnante di greco, latino, italiano e storia nei licei classici.
Tra il 1999 e il 2000, in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, ha tenuto oltre ottanta conferenze nelle scuole e università italiane e francesi, incontrando 80.000 studenti sul tema ‘Musica e poesia’, e illustrando l’evoluzione storica e letteraria della ‘forma’ canzone dalle origini ai giorni nostri.
Ha concluso la sua carriera di docente presso l’università di Torino, dove per tre anni ha insegnato ‘Forme di poesia in musica’.
La sua attività nel mondo musicale ha avuto inizio molto presto, negli anni ’60, quando ha cominciato a scrivere canzoni per artisti affermati (Vanoni, Zanicchi, Cinquetti). Nel 1971 si è proposto per la prima volta come interprete delle sue canzoni e nel ’73 ha partecipato al Festival di Sanremo con “L’uomo che si gioca il cielo a dadi”. Il successo di pubblico è arrivato nel ’77 con “Samarcanda”, cui hanno fatto seguito altri 20 album per una vendita totale di oltre 6 milioni di copie.
Vecchioni è autore di libri, saggi, articoli di fondo e commento per i più importanti giornali italiani.
Numerosissimi i premi e i riconoscimenti ricevuti, tra i quali spiccano la nomina a Cavaliere ufficiale della Repubblica (Ciampi, motu propriu 2004), l’Ambrogino d’oro del 1985, il premio La Pira, i due premi Tenco alla carriera.
Lo sapevi che…?
Chiamami ancora amore è un brano musicale scritto ed interpretato da Roberto Vecchioni, vincitore del Festival di Sanremo 2011.
Vecchioni spiega così la canzone “Chiamami ancora amore” parla di quello che succede oggi in Italia, soprattutto, ma anche nel modo. Le cose sbagliate, le cose tragiche, le cose tristi, il bisogno di sperare sempre, di credere sempre. È la prosecuzione di “Sogna ragazzo sogna”.
Testo
1)
E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare
Per il poeta che non può cantare
per l’operaio che ha perso il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
2)
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendoci il pensiero
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
RIT:
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché le idee sono come le farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevamo di avere perso
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo
RIT:
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà ben finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore
Analisi letteraria e musicale
- La canzone inizia con un arpeggio al pianoforte, molto delicato, che fa da introduzione all’inizio del canto di Vecchioni. Nel momento in cui la melodia comincia, per tutta la prima strofa, il piano accompagna con poche note, in modo da render più evidente le parole del testo e al tempo stesso creare una certo pathos, rafforzato anche da alcune sottolineature del violoncello e dagli archi che introducono alla seconda strofa. La musica segue la voce, che canta in maniera drammatica (si noti come in certi momenti la voce sia tremolante), carica di un’emozione che arriva alla fine del seconda strofa quasi con un grido, per sfociare nel ritornello, che viene sottolineato dall’intervento degli altri strumenti (chitarre acustiche, archi in primo piano, piatti della batteria…). Raggiunto l’apice musicale, il resto della canzone è sostenuta dalla sessione ritmica completa (basso e batteria), oltre che a tutti gli altri strumenti. La musica riprende ad accompagnare dolcemente solo negli ultimi due versi, in modo da terminare la canzone in maniera sfumata.
- La canzone ha una struttura non ben definita, nel senso che presenta due strofe da 8 versi, un ritornello, un’altra strofa da 8 versi e un altro ritornello ripetuto. Il testo presenta delle rime o delle assonanze. Le prime due strofe presentano il medesimo incipit “E per…”, che da una sensazione di continuità, di ripetitività, accentuata dalle successive proposizioni finali “per…” Nella strofa 1 i primi due versi sono molto musicali per la somiglianza della successione del suono delle sillabe, mentre nel verso 3-4 la musicalità diventa più acre per la presenza delle consonante “r”, introducendo il sentimento del desiderio voluto ma ostacolato (che gli avrei regalato il mare intero pur di vedermeli arrivare). Nei versi 5-7 la presenza della vocale “p” è dominante mentre, nel verso 6, l’assonanza è con la sillaba “per” (per l’operaio che ha perso il suo lavoro): nel canto queste allitterazioni servono per dare un senso di fatica, di ostacolo – come si nota molto bene quando Vecchioni canta “ha perso il suo lavoro”, lasciando un respiro proprio tra il verbo “ha” e il participio “perso”, la voce incespica, creando la sensazione di un ostacolo.
- Le figure presenti nella prima strofa sono molto significative dal punto di vista umano e sociale:
– i bimbi, a cui è dovuta la fanciullezza, il poter vivere di giochi e di spensieratezza;
– il poeta che canta, che è un recupero dell’epos omerico, (a cui Vecchioni è molto legato, per la sua professione di insegnante di lettere antiche nei licei), e identifica tutte le persone che vivono di poesia, di emozioni, di libero pensiero;
– l’operaio che nel nome porta in sé la sua qualifica specifica, cioè colui che lavora, opera;
– i ragazzi (chi ha vent’anni), che nella poetica di Vecchioni simboleggiano il futuro, la possibilità di vivere, di gioire, di creare.
In tutti i casi la specificità è negata: i bimbi non possono più giocare, il poeta non può cantare, l’operaio ha perso il suo lavoro, il ragazzo muore nel deserto. È un climax discendente che porta al rancore e alla compassione per l’essere umano che non riesce più a esprimere se stesso.
- La strofa 2 è molto complessa dal punto di vista delle assonanze e delle rime:
I primi due versi presentano una ripetizione (ragazzi – ragazze / libro-libro), musicalmente molto efficace perché sono due parole chiave del pensiero di Vecchioni: il libro, come luogo di riflessione, di cultura, di pensiero, di poesia e di sentimento; i ragazzi che, come già detto, sono coloro che hanno in mano ancora tutto il futuro, la scelta, la possibilità di sognare, di sbagliare, di vivere.
In tutta la strofa sono presenti parole con le doppie: “gettata, belli, piazze, stanno, uccidendoci, vigliacco, ragazzi” su cui la voce si posa con più intensità enfatizzando gli accenti musicali.
Molto presenti sono anche i vocaboli che presentano le vocali “do-di-de”: difendono, uccidendoci (in questo verbo è forte anche il suono “ci”), del dolore. La preposizione “per” rimane in sottofondo a tutta la canzone. Nel verso 4 e 5, anche il suono “sta” è predominante, nel verso 6 le assonanze sono in “co”, “cuo”.
- In questa seconda strofa viene ripreso il tema del ragazzo, simbolo della possibilità, del “già e non ancora”, che porta in sé ancora il respiro di Dio, che sa innamorarsi, spendersi per un ideale, (un libro), che ha la forza di radunarsi nelle piazze (con un quasi nostalgico rimando al ’68). Ma è anche un canto di risveglio, per il “bastardo”, per il vigliacco e per tutti noi (utilizza infatti il pronome possessivo “nostra memoria”) che non ricordiamo, cioè non sappiamo più riportare al cuore (ri-cordare), a causa di una società che è dominata da personaggi che seminano solo dolore.
- Anche il ritornello è costruito con assonanze e allitterazioni, creando un senso molto evocativo:
Chiamami ancora amore, che viene ripetuto più volte, presenta il verbo amore coniugato in diversi modi:
Nel verbo chiamami: ama (chi-ama-mi), ami (chiam-ami) e amami (chi-amami); amore, oltre al sostantivo, c’è anche amo (amo-re), praticamente quasi tutto il verbo amare all’indicativo presente!
Assonanze chi, che, qui, creano un’accentuazione più forte, essendo un suono duro, così come le parole con le doppie (maledetta notte) e quelle tronche (dovrà pur, perché, qui, quest’ultima che suona insieme alle due preposizioni “di” dell’ultima strofa) presenti nel ritornello.
Molto importanti sono gli avverbi di tempo “ancora” e “sempre”, che danno il senso della continuità tra il passato, il presente (ancora) e il futuro (sempre).
Canzone 5
THE PRICE OF SILENCE
(AUTORI VARI – 2008)
Gli autori
I cantanti che hanno aderito all’iniziativa sono tutti attivisti per i diritti umani e molti di loro sono rifugiati: Stephen Marley (Giamaica), Natalie Merchant (USA), Julieta Venegas (Messico), Aterciopelados (Colombia), Chali 2na from Jurassic 5 (USA), Angelique Kidjo (Benin), Chiwoniso (Zimbabwe), Emmanuel Jal (Sudan), Yungchen Lhamo (Tibet/USA), Hugh Masekela (Sud Africa), Natacha Atlas (UK/Egitto), Rachid Taha (Algeria/Francia), Kiran Ahluwahlia (Canada/India), Cucu Diamantes and Pedro Martinez of Yerba Buena (USA/Cuba), Tamer Pinarbasi (Turchia/USA).
Lo sapevi che…?
La canzone “The price of silence” è stata realizzata in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Il video legato alla canzone è stato girato nella stanza dell’Assemblea Generale dell’Onu e vede la partecipazione di 16 artisti di fama internazionale, scelti fra coloro che provengono da Paesi dove i diritti umani non sono ancora pienamente garantiti. Tra di loro, colpisce, ad esempio, la presenza di Emmanuel Jal, oggi cantante ma ex bambino soldato.
Testo
Listen… These are not just words tattooed on paper No prison cell, no border fence, no torture well will stop our appeal No stone, no stain will mar the river of our dignity My child, for you today our voice befriends the winds Listen….This is for the orphan children And for all the refugees The disappeared, the bombing victims Don’t get ratings on TVContra los arma-guerras Contra las discriminaciones Contra los violadores Contra las malas vibrasWe are all in this together Brothers and sisters, we can do better! Raise your voices to the sky The Price of Silence is much too highWe say no to the war makers Going on a killing spree We say no to all dictators Speaking their hypocrisyTodos los seres humanos nacemos libres, nacemos hermanos no hablemos más- es tiempo de armar un mejor mundo de amor e igualdad”To Obatala, who with his white mantle walks the world in search of peace and love”Raise your fist with strength Raise your leg and dance Raise your voice and speak Those are things of strength
This song speaks of freedom Does the human right law apply for the Blacks? No more words and pretty phrases, If you’re not jealous of your freedom Jump up A favor de los derechos We are all in this together A world of peace A world of peace A world of peace A world of peace Let CHANGO, with all his power bring peace to the wars in the world | Ascolta Queste non sono solo parole tatuate sulla carta Nessuna cella di prigione, nessuna frontiera, nessuna tortura fermerà il nostro appello Nessuna pietra, nessuna macchia rovinerà il fiume della nostra dignità Bambino mio, per te oggi la nostra voce fa amicizia con i venti Ascolta…Questa è per i bambini orfani e per tutti i rifugiati gli scomparsi, le vittime delle bombe che non trovano spazio in TVContro i fabbrica-guerre Contro le discriminazioni Contro gli stupratori Contro i pessimistiSiamo tutti uniti Fratelli e sorelle, possiamo fare di meglio! Alzate le vostre voci al cielo il Prezzo del Silenzio è troppo altoDiciamo “no!” a chi fa le guerre Facendo strage di vittime Diciamo “no!” a tutti i dittatori che parlano usando la loro ipocrisiaTutti gli esseri umani nasciamo liberi, nasciamo fratelli non parliamo più – è tempo di armare un mondo migliore di amore e uguaglianza“A Obatala, che con il suo bianco mantello attraversa il mondo cercando pace e amore”Alza il tuo pugno con forza Alza la tua gamba e danza Alza la tua voce e parla Sono atti di forzaQuesto canto parla di libertà Questo canto parla di amore Questo canto parla di pace
Si applica la legge dei diritti umani ai Neri? Non più parole e frasi belle, Se non sei geloso della tua libertà Salta In favore dei diritti Siamo tutti uniti Un mondo di pace Un mondo di pace Un mondo di pace Un mondo di pace Permetti a CHANGO, con tutti il suo potere di portare la pace a tutte le guerre del mondo! |
Analisi letteraria e musicale
- La canzone inizia con la voce di Stephen Marley, a cui subentra poco dopo anche quella di Natalie Merchant, con una seconda voce e il suono delle percussioni, che riprendono la tradizione della musica antica africana che era cantata da sola o con l’accompagnamento delle percussioni. Questa tecnica permette anche di dare risonanza al testo, e al tempo stesso di creare un’atmosfera di “crescendo”, con l’entrata graduale sia delle voci sia degli strumenti musicali.
- La musica, tipica pop americana, presenta degli inserti vocali e strumentali di altri Paesi, per far risuonare maggiormente quell’idea di fratellanza universale. Ci sono infatti delle strofe in spagnolo, ma soprattutto quando cantano artisti dei paesi asiatici, la musica riprende le sonorità tipiche di quei luoghi, mediante lo stile particolare del canto e l’introduzione di strumenti etnici locali.
- I ritornelli sono cantati da tutti i partecipanti al progetto, enfatizzando quell’aspetto di comunione di intenti, e si soffermano soprattutto sulle parole, freedom, peace, education, nation. Anche per quanto riguarda la canzone in lingua inglese, con ritornelli in spagnolo, sono presenti assonanze e rime baciate o alternate.
- Da un punto di vista lessicale, la canzone inizia con un’introduzione recitata da Laurence John Fishburne, (l’attore che interpreta Morpheus in Matrix), che viene racchiusa tra il verbo listen (ascolta), posto all’inizio e alla fine del breve monologo. Si tratta di un testo da ascoltare facendo in modo che le parole vengano interiorizzate.
- È una canzone “per” ed è una canzone “contro”, il “to” indica proprio il fine per cui è scritta. L’intenzione è di sensibilizzare, di porre al centro dell’attenzione i diritti umani e la loro violazione attuata ogni volta che – attraverso la guerra, la tortura, le persecuzioni – si nega ai bambini la fanciullezza o agli uomini la libertà. Ma è anche una musica “contro” chi fa la guerra, chi usa violenza e chi è pessimista nei confronti della vita.
- Si fa appello ad un concetto di fratellanza universale, che unisce l’uomo in quanto tale e che si oppone a tutto ciò che nega questo ideale: “diciamo no”, ripetuto più volte, è alla prima persona plurale, ciò pone l’accento proprio su una dimensione di unità e uguaglianza. Il testo è in inglese e spagnolo: le due lingue più diffuse nel mondo. Anche i cantanti e i musicisti, inoltre, sono di diversi Paesi.
- La musica ha un modo peculiare di essere “contro”: l’incitamento è Alza il tuo pugno con forza / Alza la tua gamba e danza / Alza la tua voce e parla / Sono atti di forza. L’azione non si realizza attraverso la violenza, le armi, l’ingiustizia o il potere, ma attraverso l’opposizione di pensiero, il movimento della danza, la voce che grida.
- Attraverso i nomi e le vite di alcuni ragazzini e di situazioni ben precise di guerra, si esprime la denuncia per il mancato rispetto dei diritti umani. La domanda, espressa tra le righe, è: tu da che parte stai? C’è l’invito a prendere posizione sui temi della guerra, dei conflitti, degli abusi. O si è contro o si è a favore, non ci sono alternative, l’omertà non è contemplata tra le scelte. Il finale parla di un mondo ideale che potrebbe realizzarsi se si ha il coraggio di lottare insieme per i diritti dell’uomo, per la libertà e la pace nel mondo.