Ha detto
Sono stato arrestato e torturato perché ho raccontato la verità: ho denunciato sul mio giornale dei brogli elettorali a cui ho assistito.
Ho pagato un prezzo altissimo in nome della libertà di cronaca. Ora in un Paese straniero, in una lingua straniera, non so più scrivere.
(Franck, giornalista camerunense rifugiato in Italia)
Or ora approdai, con nave e compagni,
navigando sul mare colore del vino,
verso genti straniere
(Omero – Odissea, I, 182-183)
Si parla di … diritto di asilo
I diritti umani e i rifugiati
Le violazioni dei diritti umani sono fra le principali cause degli esodi forzati, sia che le persone cerchino scampo da persecuzioni specificatamente dirette contro di loro, sia che fuggano in massa. In alcuni casi, l’esodo forzato di determinati gruppi di civili costituisce un preciso obiettivo delle parti in conflitto. Le violazioni dei diritti fondamentali, economici, sociali e culturali provocano, di frequente, instabilità politica e violenze, che a loro volta possono generare esodi forzati. Esiste quindi un collegamento naturale tra difesa dei diritti umani e protezione dei rifugiati. La base giuridica di tale collegamento si trova nell’articolo 14 della Dichiarazione Universale dei diritti Umani del 1948, che afferma: “ogni individuo ha diritto di cercare e godere asilo dalle persecuzioni. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite”.
Chi è un rifugiato
Le Nazioni Unite definiscono un rifugiato come una persona che temendo a ragione di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori dal Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese (dalla Convenzione di Ginevra relativa allo status di rifugiato – Ginevra 1951).
La Convenzione di Ginevra
La Convenzione di Ginevra del 1951 e il Protocollo di New York relativo allo status di rifugiato del 1967 rappresentano gli strumenti di diritto internazionale più importanti sulla protezione dei rifugiati perché definiscono le modalità di comportamento dei diversi Paesi nei confronti dei rifugiati e delle persone in cerca d’asilo. A essi hanno aderito circa 150 Paesi nel mondo. Tra i pochi Paesi che non hanno ratificato la Convenzione di Ginevra c’è la Libia, più volte denunciata dalla Comunità internazionale per il trattamento riservato alle migliaia di migranti africani tra cui molti richiedenti asilo e rifugiati. In particolare, torture, violenze e violazioni sistematiche dei diritti umani sono state più volte accertate nei centri di detenzione libici, dove uomini e donne in viaggio verso l’Europa vengono rinchiusi per periodi lunghissimi, senza sapere cosa succederà alle loro vite. Altri Paesi che non hanno firmato la Convenzione di Ginevra sono: India, Iraq, Indonesia, Sri Lanka, Giordania, Siria.
L’UNHCR
L’UNHCR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata, in base al suo mandato, di condurre e coordinare in tutto il mondo le attività di protezione e assistenza in favore dei rifugiati. È presente con i propri uffici in più di 120 Paesi. Dal 1950, quando venne creato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per fornire aiuto ai profughi europei scappati durante la seconda guerra mondiale, tale organismo ha soccorso decine di milioni di rifugiati in tutto il pianeta, fornendo loro protezione e assistenza. L’UNHCR ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1954 e nel 1981.
Quanti sono i rifugiati nel mondo
Oltre 100 milioni di persone, negli ultimi 10 anni, sono state costrette a fuggire dalle loro case cercando rifugio all’interno o all’esterno dei propri confini nazionali. Secondo l’ultimo rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) il numero dei migranti forzati alla fine del 2019 ha raggiunto i 79,5 milioni, un dato mai così elevato. Di questi, circa 45,7 milioni erano sfollati interni, mentre sono state 33,8 milioni le persone costrette a fuggire oltre confine. Un esodo forzato che riguarda l’1% della popolazione mondiale, ciò significa che circa una persona ogni 100 nel mondo è rifugiata, richiedente asilo o sfollata.
L’85% dei rifugiati vivono in Paesi in via di sviluppo, generalmente in un Paese confinante con quello dal quale sono fuggiti. Spesso i Paesi di rifugio sono caratterizzati da insicurezza alimentare e soggetti al rischio di cambiamenti climatici e di catastrofi naturali.
La Turchia è il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati (3,6 milioni), seguita da Colombia (1,8 milioni), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,4 milioni), Germania (1,1 milioni).
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ogni anno pubblica sul suo sito le cifre aggiornate di quanti, in fuga da conflitti e persecuzioni, sono costretti a lasciare le loro case e le loro terre per sopravvivere. L’ultimo loro rapporto indica il numero aggiornato dei migranti forzati e dei conflitti riaccesi negli ultimi cinque anni.
Un dizionario per orientarsi meglio
Parole da leggere, parole da ascoltare
Canzoni, racconti, video per descrivere storie d’esilio. In questa sezione potete trovare canzoni ispirate al tema dell’esilio e testimonianze dirette di chi è stato costretto a scappare da guerre ingiuste e da atroci persecuzioni. La lettura, la visione e l’ascolto di questi contenuti vi permetteranno di conoscere meglio la realtà dei rifugiati.
In viaggio – Fiorella Mannoia
“I’m a refugee, I’m black, I’m white, I’m a man, I’m a woman, I’m a believer, I’m an atheist, I’m a human being” , questo il testo della t-shirt che ha contraddistinto il tour “SUD” nel 2012. È stata realizzata dal marchio Impure in collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) a sostegno dei rifugiati di tutto il mondo. La Mannoia ha voluto così sottolineare come non possa esistere alcuna differenza che impedisca a ciascun individuo al mondo di essere considerato un essere umano e di vedersi quindi riconosciuti i diritti fondamentali che ogni nazione dovrebbe garantire e tutelare. “SUD” è dedicato alla memoria di Thomas Sankara, leader carismatico del Burkina Faso ucciso nel 1987 durante un colpo di stato militare.
Il viaggio di Ziad
Esclusi, emarginati, relegati tra le montagne, ridotti in schiavitù, perseguitati, uccisi: questa è la storia del mio popolo da secoli. Un giorno qualcuno stabilisce che tu sei minoranza, che la tua lingua è un dialetto, che la tua cultura è folklore, che la tua legge è primitiva, che i tuoi abiti non vanno bene… a un certo punto decidono che o ti adegui alla maggioranza, oppure… Oppure muori, ti sottometti, sopporti, ti metti a servizio e se ti ribelli sparisci. E allora generazioni e generazioni nascono schiavi, soldati, vittime, minoranza… nascono da genitori che sanno e allora cercano di mettere in salvo. Così a 13 anni, come tanti altri, senza darmi troppe spiegazioni, mio padre mi dice di partire, di andare, di non restare. Era pericoloso restare, figlio maschio, in un paese in cui anche i bambini combattono, uccidono e muoiono. Mi accompagna in un terra mai vista, in un confine, il primo di tanti. Mi affida a degli uomini, dice sono amici, lontani parenti, li puoi chiamare zii. Ho capito in fretta che in un paese in guerra anche legami e parenti hanno un prezzo su cui trattare. Le rotte per chi scappa sono battute e conosciute, tanti passi prima di me e tanti altri dopo i miei. Prima il Pakistan poi l’Iran, la Turchia, i trafficanti, il deserto, le montagne. Il mio viaggio è stato mancanza di cibo e acqua per giorni interminabili; le corse nel deserto per non essere presi dalla polizia di frontiera che ci avrebbe rispedito indietro; le montagne, di notte, al buio, in fila indiana, in silenzio, per non calpestare mine e ordigni inesplosi. Tanti su quelle montagne sono saltati in aria. Un passo dopo l’altro, vedevamo i resti di chi non ce l’aveva fatta. Viaggio vuol dire freddo, paura. Viaggio ha l’odore acre della morte, il sangue che perdi, le lacrime che proprio non riesci a trattenere. Viaggio sono i pensieri che cerchi, i ricordi e gli odori che non trovi; il sogno a cui ti aggrappi, le parole della tua lingua, quelle che ti dicevano i nonni per insegnare preghiere e nomi di piante coltivate in una terra che da sempre chiede fatica. Viaggio, vuol dire speranza, anche quando tu non ci credi più, anche quando tu pensi era meglio rimanere e morire a casa, all’improvviso. Per molti viaggio è sfinimento, è fine, è buio. Per altri, per me viaggio è vita, salvezza, terra straniera, lingue e persone da conoscere, capire, un posto da trovare nel mondo, nel cuore e nello sguardo dell’altro. Il viaggio per un rifugiato non finisce, diventa condizione esistenziale, diventa identità. Quando pensi di aver smesso di viaggiare, quando senti di essere arrivato, quando ti rilassi, lì comincia di nuovo un cammino per cercare una nuova identità, una nuova definizione, diversa da migrante, altra da minoranza… un cammino lungo in cui oggi mi trovo ancora immerso.
(Testimonianza di Ziad, rifugiato afghano in Italia, letta da Valerio Mastandrea per il CD Yayla – Musiche Ospitali – Appaloosa Records 2018)
Il mare della pietà perduta
«A cinque braccia sul fondo/ tuo padre è sepolto./ Son fatte corallo le sue ossa/ due perle quelli che erano i suoi occhi./ Nulla di lui va disperso/ ma una magia del mare/ lo tramuta in qualcosa/ di ricco e strano./ A ogni ora le ninfe del mare/ rintoccano per lui». Così cantava Ariel nella Tempesta di Shakespeare. A quante braccia sul fondo del Mediterraneo giacciono i dodici corpi abbandonati in acqua dalla Trenton della US Navy non lo sapremo forse mai. La notizia ci raggiunge nelle nostre case quando siamo saturi di naufragi e di salvataggi. La ripetizione di un evento non ne moltiplica l’eco, ma lo smorza e infine lo annulla, e benché questa consegna di morti al mare sia forse il primo episodio di una nuova serie della saga migrante, suscita appena uno sprazzo di sgomento. Un giorno ci chiederemo come e quando è successo, in quale occasione, se ce n’è stata una, è stato oltrepassato il limite, ci siamo lasciati dietro il nostro antico modo di essere uomini e donne di questa terra e siamo diventati qualcos’altro – e non di ricco e strano. Ma forse non c’è stato nemmeno bisogno di un fatto: le mutazioni semplicemente avvengono. Anno dopo anno, giorno dopo giorno, alla comprensione e al ricordo della nostra somiglianza, e perfino della nostra storia identica, sono subentrati il sospetto e la paura, al rispecchiamento nell’altro il rifiuto di riconoscerlo come individuo della propria specie, alla pietà una infastidita indifferenza quando non una belluina crudeltà. […] Il mare non dimentica, restituisce e trasforma ciò che non gli appartiene. Quei corpi non diventeranno perle e coralli, ma nulla di loro andrà disperso. Diventeranno ciabatte, monconi e stracci che le onde rumineranno mesi e anni, per poi deporle su qualche spiaggia, come immonde uova di umanità infeconda. La nostra.
(Melania Mazzucco, tratto da La Repubblica, 15 giugno 2018 – La scrittrice Melania Mazzucco commenta le vicende legate ai naufragi nel mar Mediterraneo e alle numerose vittime del mare in particolare l’episodio avvenuto il 12 giugno 2018 che ha visto la nave della marina americana Trenton impegnata in una operazione di soccorso durante la quale sono stati abbandonati in mare i corpi senza vita di 12 persone.)
Prima di tutto costruire la pace

Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l’emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali. Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza.
(Papa Francesco nel discorso pronunciato nella sua visita al campo di Moria nell’isola di Lesbo in Grecia – 16 aprile 2016)
Per saperne di più, navigando in rete
Spesso trovare notizie aggiornate e informazioni utili sui rifugiati e sulle leggi che regolano il diritto d’asilo non è semplice e comunque non basta affidarsi ai TG e a quotidiani nazionali. Ecco alcuni siti sempre aggiornati che possono aiutarvi ad approfondire la conoscenza di questa realtà.
UNHCR: sito dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
JRS: sito del Jesuit Refugee Service
ECRE: sito del European Council on Refugees and Exiles
OPEN MIGRATION: notizie aggiornate e selezionate sulle migrazioni
EUROPEAN ASYLUM SUPPORT OFFICE: sito dell’Ufficio Europeo di Sostegno dell’Asilo
REFUGEES INTERNATIONAL: appelli e campagne per la soluzione delle principali crisi umanitarie che coinvolgono i rifugiati
Se vuoi approfondire con libri e film
Le vicende legate alle migrazioni e all’esilio hanno spesso ispirato scrittori e registi italiani e stranieri. Numerosi i film e i libri che vi permetteranno di approfondire la realtà dei rifugiati.
Human Flow – regia di Ai Weiwei – Germania, Usa, 2017

Il ritorno. Padri, figli e la terra fra di loro – Hisham Matar – Einaudi, 2017

Scarica la scheda 3 del sussidio Nei panni dei rifugiati
Si consiglia il percorso didattico “In cerca di casa“