Scheda 5 – Bambini rifugiati

Ha detto

Sono nata a Wadrak, una città rurale dell’Afghanistan. Avevo 4 anni, quando i talebani sono venuti a casa e non so bene cosa sia successo. Il giorno dopo ci siamo messi in cammino verso il Pakistan. Pochi bagagli, poche spiegazioni. È lì che ho imparato a cucire tappeti, insieme ai miei fratelli. Di quegli anni mi rimangono dei ricordi e delle mani troppo vecchie per una ragazza della mia età. 

(Testimonianza di Parvin, rifugiata afghana in Italia)

 Il bambino ha diritto al più grande rispetto

(Giovenale)

Si parla di … rifugiati bambini

Numeri da incubo

Durante le crisi e gli esodi forzati, bambini, adolescenti e giovani, sono spesso a rischio di sfruttamento e di abusi, soprattutto quando non sono accompagnati o sono separati dalle loro famiglie. I bambini restano tra le vittime principali dei conflitti armati. Solo nel 2019, sono stati almeno 24 mila gli episodi di violazioni che hanno coinvolto minori presenti nelle aree di conflitto di tutto il mondo. Si stima che solo nel 2019, siano stati circa 10.173 i bambini uccisi oppure mutilati a causa della guerra.

Secondo i dati raccolti nel rapporto dell’UNHCR 2019, i minori costretti all’esodo forzato sono circa 34 milioni e rappresentano il 40% del totale dei migranti che hanno dovuto abbandonare il proprio Paese di origine. Un dato che mostra tragicamente quanto grande sia l’impatto che le crisi ed i conflitti in atto hanno su queste giovani vite.

Nel 2019 si sono registrate all’interno degli Stati Membri dell’Unione Europea, 25.000 nuove domande di asilo provenienti da minori stranieri non accompagnati. Alla fine dell’anno erano circa 153.300 i bambini presenti sul territorio dell’Unione privi di una figura familiare di riferimento.

Nel 2019, in Italia sono stati registrati 6054 minori stranieri non accompagnati quasi esclusivamente maschi (94,8%) e provenienti da Albania, Egitto, Pakistan e Bangladesh. Un dato che però non tiene conto dei minori cd. irreperibili cioè coloro che si sono allontanati dai centri di accoglienza e non sono più rintracciabili, che risultano essere 5.383 alla fine di dicembre 2019, per lo più tunisini (16,4%), afghani (14,7%) ed eritrei (10,1%).

Nemici da eliminare

Nel contesto di guerre e persecuzioni i più giovani non sono più solo vittime accidentali, ma sempre più obiettivi specifici da colpire, come parte di una strategia calcolata di “eliminazione del nemico di domani”.
Il trasferimento in altre località a causa di un conflitto armato rappresenta una violazione di quasi tutti i diritti dell’infanzia: diritto alla vita, alla salute, alla sopravvivenza e allo sviluppo, il diritto a crescere in un ambiente familiare ed essere nutrito e protetto, il diritto a un’identità e a una nazionalità reale, il diritto all’istruzione e ad avere prospettive per il futuro. Molti dei conflitti in corso durano per l’intero arco dell’infanzia, così che, dalla nascita alla vita adulta, lo sradicamento e il conflitto armato sono l’unica realtà nota per milioni di bambini e di adolescenti.

La guerra in Afghanistan è considerato il conflitto che ha causato il maggior numero di vittime minori. Anche l’intensificarsi delle crisi in Mali e in Myanmar ha provocato un numero elevatissimo di vittime infantili. Il 25% delle morti tra i bambini nei conflitti del mondo sono state causate da resti esplosivi di guerra, ordigni esplosivi improvvisati e mine antiuomo miniere. L’Iraq e le Filippine hanno avuto la più alta percentuale di queste vittime.

Sono più vulnerabili

Prima e durante la fuga, bambini e bambine sono le vittime principali di molti pericoli fisici, quali le mine anti-persona, i bombardamenti e i cecchini. Fisicamente sono meno in grado degli adulti di sopravvivere alla malattia, alla malnutrizione e alla privazione dei beni primari, i bambini sono i primi a morire quando le risorse sono scarse. Nel caos del conflitto, della fuga e dello sradicamento, i bambini corrono fortissimi rischi di essere separati dalle loro famiglie: un trauma potenzialmente più devastante dello stesso sradicamento.  

Senza genitori

I minori separati (o non accompagnati) sono i più vulnerabili di tutti i giovani rifugiati. Le bambine in particolare sono a rischio di subire violenza sessuale, sfruttamento e abusi, mentre i ragazzi corrono il rischio di reclutamento precoce, in quanto sono più disponibili ed è più facile nei loro confronti usare la costrizione, le intimidazioni o la persuasione  ed unirsi a forze o a gruppi armati. In questo modo essi divengono tanto vittime che autori di violenza, e presentano difficoltà gravi al momento del reinserimento nelle famiglie o nelle comunità.

Diritti negati

In alcuni Paesi ai figli dei rifugiati può essere negata l’iscrizione all’anagrafe e la nazionalità, essi divengono così degli apolidi. I minori possono anche incontrare difficoltà in più nell’ottenere lo status giuridico di rifugiato.

Quale protezione per i bambini rifugiati?

Documento  fondamentale per la tutela dei minori rifugiati è la Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989. La Convenzione vanta il più alto numero di Paesi firmatari tra tutti i trattati in materia di diritti umani, essendo stata ratificata da tutte le nazioni del mondo ad eccezione di Stati Uniti e Somalia.

La Convenzione è particolarmente rilevante per il lavoro dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e affronta temi quali la protezione speciale dei minori separati dalle famiglie, la facilitazione dei ricongiungimenti familiari, la protezione durante i conflitti armati e contro il reclutamento precoce, la proibizione della tortura, i limiti alla privazione della libertà, l’assistenza al reinserimento.
Essa contiene inoltre una norma ad hoc sulle esigenze specifiche di protezione dei minori rifugiati.

 

Parole da leggere, parole da ascoltare

Racconti, video e testimonianze di storie di esilio in cui sono coinvolti bambini, vittime di guerre e persecuzioni.
La lettura, la visione e l’ascolto di questi contenuti vi permetteranno di conoscere meglio la realtà dei bambini rifugiati. 

Malala. L’istruzione salverà il mondo

Per l’istruzione è necessaria la pace, ma in molti Paesi del mondo c’è la guerra. E noi siamo veramente stufi di queste guerre. In molti Paesi del mondo donne e bambini soffrono in modi diversi. In India i bambini poveri sono vittime del lavoro infantile. In Nigeria molte scuole sono state distrutte. In Afghanistan la popolazione è oppressa da decenni. Le bambine sono costrette a lavorare e a sposarsi in tenera età.
Cari fratelli e sorelle, è giunta l’ora di farsi sentire, di lottare per cambiare questo mondo e quindi oggi facciamo appello ai leader di tutto il mondo affinché proteggano i diritti  delle donne e dei bambini. Lasciateci prendere in mano libri e penne. Queste sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un maestro, una penna e un libro possono fare la differenza e cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione ai mali del mondo. L’istruzione potrà salvare il mondo.

(Così si conclude il discorso pronunciato da Malala Yousafzai il 12 luglio 2013, in occasione del suo 16° compleanno, intervenendo all’Assemblea dei Giovani all’ONU. A soli 13 anni, Malala ha aperto un blog, Diary of a Pakistani Schoolgirls, in cui descrive le condizioni di vita delle donne e dei giovani nella valle dello Swat – la zona del Pakistan soffocata dal controllo degli estremisti talebani – di cui lei è originaria. A causa del suo attivismo è stata vittima di un grave attentato in cui ha rischiato la vita. Malala, che ora vive in Inghilterra, è premio Nobel per la Pace.)


Una casa lontano da casa

Sono arrivato a Pozzallo a 17 anni. Mi sono messo in viaggio quando ne avevo 16. Nel mio paese non potevo più rimanere, la mia famiglia era perseguitata per motivi politici. Dalla Guinea sono arrivato in Mali, in Niger, in Libia e poi finalmente in Sicilia. Ho viaggiato come altre migliaia di migranti, affidandomi ai trafficanti. Mia madre non mi ha mai lasciato solo. Mi seguiva a distanza. In Libia mia madre aveva pagato per farmi salire su una nave, ma quando siamo arrivati alla spiaggia c’era solo un piccolo gommone. Io non volevo partire, avevo paura di annegare. I trafficanti mi hanno costretto con la forza a salire. Eravamo 80 su quella piccola barchetta. Tre giorni di navigazione prima di incontrare una nave che ci ha soccorso e salvato. Arrivato in Italia ho capito che ce l’avevo fatta. Non è facile essere da solo in un paese straniero. Sento molto la nostalgia di chi è rimasto in Guinea. Mia madre mi chiama sempre per sapere se rigo dritto. Lei continua ad esserci sempre.

Aziz rifugiato dalla Guinea in Italia. Testimonianza raccolta a cura del Centro Astalli


I bambini giocano

I bambini giocano alla guerra.
E’ raro che giochino alla pace
perché gli adulti da sempre
fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E’ la guerra.
C’è un altro gioco da inventare:

far sorridere il mondo,
non farlo piangere.

Pace vuol dire
che non a tutti piace lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;

che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

(Bertol Brecht, tratto da “Tutte le Poesie”, Einaudi, 2000)


Morire di speranza

Questo corpo così assestato e stanco forse non arriverà fino all’acqua del mare.
Non so ancora quale sogno mi riserverà in destino, ma promettimi, Dio, che non lascerai finisca la primavera”.
“Se un giorno in esilio la morte deciderà di prendersi il mio corpo,  chi si occuperà della mia sepoltura? Chi cucirà il mio sudario?
In un luogo alto sia deposta la mia bara, così che il vento restituisca alla mia Patria il mio profumo “.

(Zaher Rezai, bambino afghano di 13 anni, fuggito da casa per salvarsi, è morto il 10 dicembre 2008 a Mestre, schiacciato dal Tir sotto il quale si era legato. Il suo bagaglio stava in un sacchetto trasparente e conteneva quattro animali giocattolo, il foglio di espulsione dalla Grecia, una scheda telefonica e un taccuino scritto in persiano. Semianalfabeta, Zaher aveva imparato a memoria, e poi trascritto, dei versi antichi che lo rassicuravano nei momenti di paura).

Per saperne di più navigando in rete

In questa sezione trovate l’elenco di alcuni siti web in cui potete reperire informazioni e notizie che vi aiutino ad approfondire la conoscenza della realtà di molti bambini costretti a fuggire dal loro Paese a causa di guerre e persecuzioni. 

UNICEF: agenzia ONU che si occupa della tutela dell’infanzia
SAVE THE CHILDREN: sito di un importante movimento internazionale indipendente per la tutela e la promozione dei diritti dei bambini
VOLINT: sito del VIS, Ong che si impegna per la promozione e l’educazione dei minori nei Paesi in via di sviluppo
CHILDREN IN CRISIS: associazione che si batte per la difesa dei diritti dell’infanzia nel mondo
UNHCR: digita “children”
CRIN: rete di informazione sui diritti dei bambini

Se vuoi approfondire con libri e film

In questa sezione trovate alcuni suggerimenti cinematografici e bibliografici che vi permetteranno di approfondire la realtà dei bambini rifugiati. Insieme alle donne sono tra le categorie più vulnerabili, soprattutto quando sono costretti ad affrontare la delicata esperienza dell’esilio da soli, senza la guida di nessun adulto. 

In mezzo al mare. Storie di giovani rifugiati– di Mary Beth Leatherdale- Il Castoro, 2019
Le stelle di LampedusaPietro Bartolo- Mondadori, 2018
Storia di Malala – Viviana Mazza – Mondadori, 2013
Stanotte guardiamo le stelle – Alì Ehsani – Feltrinelli Editore, 2016
My name is Adil – Adil Azzab, Andrea Pellizzer, Magda Rezene – Italia, Marocco, 2016

Scarica la scheda 5 del sussidio Nei panni dei rifugiati

 Si consiglia il percorso didattico “Hanno rubato i sogni ai bambini

4 Settembre 2014