
Accompagnare migranti forzati in condizione di vulnerabilità significa assistere uomini e donne che presentano traumi psicologici, psichiatrici, sanitari, subiti nei Paesi di origine, durante il viaggio o nei Paesi di transito, e dare adeguata attenzione a segnali di malessere priso-fisico che molti di loro manifestano. Non meno importanti risultano poi le vulnerabilità che emergono in Italia: mancanza di prospettive ma anche di alloggio, cure e cibo sono esperienze estremamente traumatiche che possono mettere in crisi anche rifugiati e richiedenti asilo molto resilienti. Il Centro Astalli considera migranti con vulnerabilità oltre le vittime di tortura e violenza, le persone malate o con disabilità, anche i minori soli e i nuclei monoparentali in virtù del loro status particolare.
Le esigenze dei migranti portatori di fragilità sono complesse e richiedono una presa in carico integrata in una prospettiva di accompagnamento di lungo periodo. Di conseguenza, sono essenziali l’esperienza degli operatori nell’individuazione e nell’emersione della vulnerabilità e la capacità di costruire reti in grado di supplire sollecitamente alla carenza di risposte da parte del welfare pubblico.
Circa un quarto delle persone che nel 2020 si sono rivolte al servizio legale ha subito torture e atti di violenza intenzionale: per loro si è rite-nuto necessario avviare un percorso di riabilitazione e cura con il Centro SaMiFo.
I migranti con vulnerabilità hanno rappresentato più della metà del totale degli ospiti accolti. Per molti di loro l’impatto della pandemia ha rappresentato un forte stress emotivo che ha acuito le fragilità già esistenti. A questo si aggiunga il fatto che i tagli imposti dai decreti sicurezza a molti servizi di ascolto e sostegno sociale nelle strutture di accoglienza straordinaria hanno ostacolato l’emersione e la presa in carico tempestiva delle persone con vulnerabilità. Ciò ha influito sul lavoro degli operatori dei centri, che si sono trovati a realizzare progetti di integrazione gestendo vulnerabilità, anche gravi, mai emerse prima. Si tratta per la gran parte di donne, più esposte alla violenza nei Paesi di origine e durante il viaggio, ma anche di giovani, di minori stranieri non accompagnati e bambini con vulnerabilità sanitarie significative come invalidità e patologie croniche.
